Una rottura dottrinale all’ultima riunione ministeriale dei trasporti del G7 Italia?

La riunione dei Ministri dei Trasporti del G7 italiano si è tenuta a Palazzo Reale di Milano dall’11 al 13 aprile 2024. L’incontro, presieduto dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano Matteo Salvini, ha riunito i ministri dei trasporti dei paesi del G7, nonché il commissario europeo per i trasporti Adina Valean e il segretario generale dell’International Transport Forum Young Tae Kim.

Una dichiarazione in 67 punti intitolata “Il futuro della mobilità: Garantire la connettività globale in un mondo incerto” è stata adottata dai partecipanti. Si concentra in particolare sulla necessità di rafforzare i sistemi di trasporto contro gli attuali shock geopolitici (guerra in Ucraina, attacchi Houthi nel Mar Rosso), ma anche per affrontare efficacemente le sfide future (AI, tecnologie quantistiche, attacchi informatici, pandemie).

In termini di infrastrutture globali, e in linea con i precedenti incontri, la dichiarazione ribadisce l’importanza del Partenariato del G7 per le Infrastrutture e gli Investimenti Globali (PGII) – concepito come alternativa alle Nuove Vie della Seta cinesi – e cita in particolare il Corridoio di Trasporto Transcaspico (Corridoio di Mezzo, che collega la Cina all’Europa attraverso l’Asia Centrale e la Turchia) e il Corridoio Lobito (che collega l’Oceano Indiano all’Oceano Atlantico attraverso la Tanzania, la RDC e l’Angola).

È sorprendente che non faccia alcuna menzione esplicita del progetto IMEC, che è stato indebolito dalla guerra a Gaza. Ribadisce il sostegno del G7 allo sviluppo di infrastrutture di qualità nei paesi meno sviluppati, attraverso la certificazione del Global Gateway dell’UE, della rete Blue Dot Giappone-USA e di FAST-Infra.

Uno dei punti più importanti da notare, secondo la stampa italiana, è stata la menzione in una dichiarazione del G7 del principio di “neutralità tecnologica”. Questo principio, che promuove la libertà del mercato nei confronti delle autorità nella scelta delle tecnologie utilizzate per raggiungere determinati obiettivi normativi, in particolare nel campo della transizione energetica, è stato minato dalla decisione dell’Unione Europea di vietare i motori a combustione per le nuove auto a partire dal 2035. Ciò era in contrasto con la volontà di Germania e Italia, che sostenevano la possibilità di innovare i carburanti, come avviene nel trasporto marittimo (attraverso la Strategia sulla riduzione delle emissioni di gas serra delle navi sostenuta dall’ICAO) e nel trasporto aereo (con la promozione del SAF).

Questo apparente rifiuto da parte dei paesi del G7 alla dottrina europea di decarbonizzazione, che nel settore automobilistico prevedeva l’uso di tutti i dispositivi elettrici, è visto come una vittoria politica per l’Italia e per il vice primo ministro Salvini, che sta lottando per la sua sopravvivenza politica in Italia. In realtà, il principio della neutralità tecnologica era già presente nell’ultima dichiarazione dei ministri dei trasporti durante il vertice giapponese del G7.

Soprattutto, dovrà essere ratificato dal prossimo Parlamento europeo e dalla nuova Commissione europea che ne deriverà. Tuttavia, rappresenta comunque un forte segnale politico, anche per gli industriali, indubbiamente un po’ sconcertati, che avevano iniziato a prepararsi alla battaglia per raggiungere questi obiettivi.