Come può Giorgia Meloni assumere con successo la presidenza italiana del G7 nel 2024?

Istituito negli anni ’70 per consentire alle economie più avanzate del mondo di coordinare le loro posizioni sulle principali questioni economiche e finanziarie, il G7 è ancora oggi un importante luogo di incontro per i suoi membri, che possono coordinare le loro posizioni nelle varie riunioni ministeriali che precedono il vertice dei capi di Stato, al fine di ottenere una maggiore influenza negli organismi di governance globale regionali – UE, OCSE – o universali – ONU, FMI, OMC, Banca Mondiale -.
Questo formato è sempre più contestato. Se nel 1975 rappresentava il 66% della ricchezza mondiale, nel 2019 ne rappresenta solo il 45%. Inoltre, in un mondo fratturato da linee ideologiche, il G7 ha gradualmente esteso il suo campo d’azione alla questione dei valori, proponendosi come promotore dei sistemi liberaldemocratici, un fenomeno rafforzato dalla guerra in Ucraina e dalla rivalità sempre più acuta tra USA e Cina.
Questa situazione ha portato alla nascita di formati alternativi, come i BRICS, i cui membri rappresentano il 30% della ricchezza mondiale e il 40% della popolazione. L’ordine del giorno dell’ultimo vertice in Sudafrica rifletteva bene la promozione di una visione del mondo post-occidentale: messa in discussione del dollaro, cooperazione Sud-Sud, denuncia delle sanzioni occidentali, comprese quelle contro la Russia e l’Iran, la cui richiesta di adesione ai BRICS è stata accettata.
In un momento in cui il G20, che riunisce i paesi membri sia del G7 che dei BRICS, fatica a produrre risultati consensuali sulle principali questioni della governance globale – dall’economia globale alla sicurezza internazionale, dal cambiamento climatico alla governance digitale – il G7 non è più solo un forum per il coordinamento dell’Occidente, ma anche una sorta di formato di difesa dell’Occidente, delle sue priorità e della sua visione del mondo.
In questo contesto, il margine di manovra dell’Italia sull’agenda appare limitato. Non solo l’Italia è l’economia più piccola del G7, subito dopo il Canada, ma è anche guidata da Giorgia Meloni, che proviene da un partito politico isolato tra i paesi del G7. In un contesto in cui il G7 si sta stringendo attorno a un’agenda di valori, questa non è certo una posizione comoda. Ma è anche un’opportunità per perseguire una politica di normalizzazione politica.
A tal fine, la presidenza italiana potrebbe innanzitutto cercare di seguire le orme della presidenza giapponese del G7 nel 2022, che è stata caratterizzata dalla priorità dell’Indo-Pacifico, dalla resilienza delle catene del valore globali, sia tecnologiche che agricole, e dalla richiesta di denuclearizzazione del mondo, in un momento in cui la guerra in Ucraina era appena scoppiata, risvegliando lo spettro dell’uso di armi nucleari.
Nella regione indo-pacifica, oggetto di molte speculazioni geostrategiche, l’Italia potrà approfittare del G7 per confermare la sua distanza dalla Cina, comunicando la sua volontà di non rinnovare l’adesione formale all’iniziativa Belt and Road, con grande soddisfazione di Washington, preoccupata della compattezza del blocco occidentale nella sua rivalità con Pechino.
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni potrebbe anche approfittare di questo G7 per dare a Washington, e agli alleati della NATO, nuove rassicurazioni nei confronti della Russia, alla quale una parte della classe politica italiana ha regolarmente espresso la propria vicinanza, seguendo le orme di Berlusconi, ma anche più recentemente del vicepremier della Meloni Matteo Salvini, che si è recato più volte a Mosca dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014.
Una volta inviati questi segnali, sarà più facile per Giorgia Meloni attirare l’attenzione dei suoi partner su uno dei suoi temi prioritari, l’immigrazione, su cui deve dimostrare rapidamente progressi tangibili al suo elettorato. Questa preoccupazione ha portato a un certo attivismo nel Mediterraneo – con risultati altalenanti finora – ma anche a investimenti significativi in Africa, il cui sviluppo è una condizione necessaria per la sua sicurezza e quindi per contenere l’immigrazione illegale in Europa.
La scelta di tenere il vertice dei capi di Stato in Puglia nel giugno 2024, storica terra di scambi culturali e umani nel Mediterraneo, non è certo di poco conto. Ma Giorgia Meloni riuscirà a convincere i suoi alleati ad adottare il suo “Piano Mattei” per l’Africa, dal nome dell’ex presidente fondatore dell’ENI, motore della politica di sviluppo italiana in Africa? Alla fine, il successo della presidenza italiana del G7 nel 2024 sarà probabilmente giudicato soprattutto in base a questo metro di giudizio.